La critica del Pd alla Legge sul trasporto pubblico locale della Giunta Toti è una critica di sistema, poiché l’unica soluzione per garantire servizi e sostenibilità sarebbe stata quella di istituire un bacino unico integrato ferro-gomma su tutto il territorio ligure.
Detto questo, vista l’impostazione data dal centrodestra a questa norma, il Gruppo del Partito Democratico ha deciso di portare all’attenzione e al voto del Consiglio regionale una serie di emendamenti che possano consentire alla Legge di fare qualche passo avanti.
Per prima cosa il Pd intende farsi portavoce di due emendamenti del Cal: e cioè definire i costi standard prima delle gare e istituire un fondo di garanzia, che possa assicurare la continuità di cassa per garantire la retribuzione dei lavoratori delle aziende.
Inoltre chiediamo il ripristino dell’Agenzia regionale (che consentirebbe un recupero dell’Iva per quasi 20 milioni di euro all’anno e garantirebbe un più forte coordinamento unitario del sistema trasportistico regionale) e proponiamo di non suddividere in lotti i bacini, per evitare un’ulteriore frammentazione.
Tornare ai bacini singoli condanna i territori alla marginalità . Il tpl è un tema centrale per lo sviluppo della regione, è il vero banco di prova con il quale si misura il progresso di un territorio. Ma questa Giunta oltre a tornare indietro, ha dimostrato anche di temere il confronto con i lavoratori. In quest’anno di governo Toti si sono viste solo le briciole degli autobus il cui acquisto era stato deciso dall’amministrazione precedente. Il timore è che queste decisioni sbagliate del centrodestra portino a un aumento delle tariffe. La maggioranza dice che la legge Madia parla di bacini minimi da 350 mila abitanti, ma non parla di massimi. Non ci sono problemi tra la legislazione nazionale e il bacino unico. L’integrazione ferro-gomma, almeno nel bacino genovese, è fondamentale: non si può andare in un’altra direzione proprio quando stanno per terminare i lavori per il nodo di Genova.