Al di là dei proclami dell’assessore Viale lo scandalo della Radioterapia del San Martino non è stato ancora risolto. Ogni giorno i pazienti vengono portati a Savona con le navette e altri mezzi dell’Asl per essere sottoposti alla sedute di Radioterapia che Genova non è in grado di effettuare. Ma quando hanno finito li riportano al San Martino, da dove devono ripartire per tornare a casa autonomamente. Per quale motivo questi malati, che già sono costretti a sopportare enormi disagi, non possono essere accompagnati direttamente a casa propria una volta finite le cure al San Paolo? Perché vengono mollati al San Martino? Molti di loro abitano lontano dall’ospedale e, a fine giornata, dopo una lunga sessione di cure, devono anche affrontare un secondo e spesso interminabile viaggio.
Come Gruppo del Pd abbiamo presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere di trovare una soluzione a questa situazione. A tal proposito si potrebbero utilizzare le pubbliche assistenze. Ma l’assessore Viale e il commissario di Alisa Locatelli devono intervenire. Non possono continuare a stare a guardare come hanno fatto in tutti questi anni in cui non si sono accorti che era necessario sostituire gli acceleratori lineari. Bisogna evitare queste maratone inutili ai pazienti (che a questo punto avrebbero parecchi elementi per chiedere i danni alla Regione).
Ma non è tutto. Oggi sul Secolo XIX abbiamo letto che chi viene curato al San Martino attraverso l’unico macchinario parzialmente funzionante (ma soggetto a frequenti guasti) deve fare i conti con liste d’attesa lunghe anche otto mesi. Uno scandalo.
Già nel 2015 l’allora direttore generale Barabino aveva segnalato la necessità di sostituire gli acceleratori lineari del San Martino. Due anni dopo (2017) – come riporta un report presentato il 17 gennaio al Consiglio di indirizzo e verifica del San Martino – l’attuale direttore generale dell’ospedale Ucci ha chiesto più volte ad Alisa di intervenire. Tutte segnalazioni cadute nel nulla. Né il commissario straordinario Locatelli né l’assessore Viale hanno mai ritenuto di raccogliere quelle grida d’allarme. Sono loro che avrebbero dovuto provvedere a sostituire gli acceleratori lineari e non lo hanno fatto. In un Paese normale si sarebbero dovuti dimettere.