Il Gruppo del Pd ha presentato 17 emendamenti e 7 ordini del giorno alla Legge di Bilancio, al Collegato e alla Finanziaria per chiedere alla Giunta interventi forti e concreti soprattutto su due temi di grande interesse per la Liguria e del tutto ignorati dal centrodestra: il riassetto del territorio, con particolare attenzione alle aree interne, e un patto per il lavoro.
Nel primo caso proponiamo l’esenzione Irap alla imprese innovative delle aree interne e il rifinanziamento della banca della terra e della legge della montagna. E poi interventi per la manutenzione delle strade e dei marciapiedi nei Comuni sotto i 1000 abitanti e ulteriori risorse per la pulizia dei fiumi e dei rii. L’assetto idrogeologico del nostro territorio e la lotta al dissesto sono le priorità numero uno: servono una vera programmazione (finora si è gestita solo l’emergenza) e più fondi soprattutto per le aree interne, che hanno maggiore difficoltà negli interventi di prevenzione. In Liguria i piccoli Comuni (sotto i 5 mila abitanti) sono 183 su 235 (e cioè il 78% del totale) e gestiscono quasi quattro mila chilometri quadrati di territorio (circa il 72%). Lì vive il 16% della popolazione regionale (250 mila abitanti). Ma la Giunta Toti, in questi quattro anni e mezzo, ha completamente abbandonato questi territori.
Il secondo tema che affrontiamo con i nostri emendamenti e ordini del giorno è la necessità di un vero Patto per il Lavoro, come in Emilia Romagna. Bisogna coinvolgere tutti i soggetti legati allo sviluppo (sindacati e associazioni di categoria delle imprese) e cercare nuove risorse da destinare all’aumento dell’occupazione ligure. Una parte di finanziamenti può arrivare dal Fondo strategico, utilizzato finora come il bancomat della Giunta.
Accogliamo la proposta del sindacato e chiediamo alla Giunta di rimodulare l’addizionale Irpef per mettere più soldi in tasca ai lavoratori e sostenere la domanda interna.
Chiediamo inoltre di intervenire sul Governo per destinare alla Val Polcevera e alle aree portuali – entrambe ricomprese nell’area di crisi non complessa della città di Genova – i fondi non spesi sulla Cassa in Deroga prevista dal Decreto Genova. Proponiamo di aumentare i fondi Fesr per le aree di crisi non complessa della Liguria (su Savona, dichiarata area di crisi complessa, bisogna invece spendere i soldi stanziati dal Governo).
La situazione della nostra regione è molto diversa dalla propaganda di Toti. La Liguria non solo non cresce, ma rimarrà in stagnazione per i prossimi tre anni. A confermarlo è lo stesso Documento Economico e Finanziario allegato al Bilancio della Giunta Toti, che prevede un Pil dello 0,2 per il 2020, dello 0,4 per il 2021 e dello 0,6 del 2022. Anche secondo la Banca d’Italia la situazione della Liguria è di grande sofferenza. Nel suo ultimo report sui primi 9 mesi del 2019 parla di un’economia che ristagna, in cui “l’espansione dell’attività nell’industria e nel terziario privato si è arrestata” e “il numero di imprese edili attive ha continuato a diminuire. Nel primo semestre del 2019 – sostiene sempre Bankitalia – le esportazioni liguri a prezzi correnti sono scese dell’8,0 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018”, “il numero di occupati in Liguria ha ripreso a calare” e “nei primi otto mesi dell’anno è proseguita la diminuzione delle presenze turistiche presso le strutture ricettive regionali avviatasi nel 2018, dopo la crescita del quadriennio precedente”. Infine “nei primi sei mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2018, il traffico mercantile complessivo presso i porti regionali ha subito un lieve calo, esteso anche alla componente dei container, in contrasto con la crescita registrata negli scali del Mediterraneo occidentale e del Nord Europa”.
Ciò che ha caratterizzato questi quattro anni e mezzo di Giunta Toti è stata una totale mancanza di visione e l’assenza di programmazione nei vari settori strategici: dalla lotta al dissesto idrogeologico alle politiche del lavoro, dalla sanità al turismo.
Quest’ultima Legge di Bilancio regionale ne è l’ennesima dimostrazione. Un testo scarno e privo di contenuti in cui si notano solo la riduzione dell’Irap a un numero ristretto di imprese e qualche incentivo per il rinnovo dei ciclomotori privati. Pannicelli caldi non all’altezza dei problemi della Liguria.
La sanità, infine, rappresenta un capitolo a parte. Lo sfascio del sistema sanitario pubblico dopo la cura Toti-Viale è sotto gli occhi di tutti. Citiamo solo un dato: il pareggio di bilancio doveva esserci nel 2020, ma la quota di copertura del disavanzo ammonta ancora a 65 mila euro e la sanità ligure rimarrà in deficit anche nel 2022. Un’altra promessa non mantenuta.