Si è conclusa così l’inchiesta pubblicata dal Secolo XIX sulle “fughe” dei pazienti liguri negli ospedali fuori regione. Un fenomeno che, nel 2016, è costato 60 milioni di euro alle casse regionali e quindi ai cittadini, ma che potrebbe persino presentare un costo ancora più salato per il 2017 (anno per il quale non sono ancora disponibili dati certi). Nel 2014 le fughe sono costate 34 milioni.

Il  sistematico ridimensionamento della sanità pubblica da parte della Giunta Toti – nessuna seria riforma, personale ridotto all’osso, riduzione dei servizi e annunci di privatizzazione – sta portando, purtroppo, i suoi frutti. Sono tre anni che lanciamo l’allarme sulle fughe e sui conti sanitari finiti fuori controllo. Ma la maggioranza si è sempre voltata dall’altra parte.

Quando la coalizione di centrodestra ha vinto le elezioni  si è ritrovata un disavanzo sanitario di 65 milioni di euro interamente coperto dall’addizionale Irpef (da cui erano esentati i redditi fino a 28 mila euro annui) e frutto di un lungo intervento di risanamento. Osservando l’andamento dei disavanzi si percepisce l’assenza di una seria politica economica sanitaria.
 
Nel 2014:  64.245 milioni
Nel 2015:  77.768 milioni
Nel 2016:  76.500 milioni
Nel 2017: 70.000 milioni (questo sugli atti, a voce l’assessore insiste a 64 milioni)

 
 
Toti e Viale non dicono che il disavanzo va letto con le politiche di entrata che sono in aumento. Nel 2015 il gettito Irpef regionale passa da 64 a circa 103 milioni di euro, per la prima volta pagata dai redditi tra i 16 e i 28 mila euro. Inoltre aumenta lo stanziamento nazionale di circa 2 milioni ogni anno a partire dal 2015.
In poche parole con più tasse e più stanziamenti romani la Giunta di centrodestra ha accumulato più debito.
 
Le ragioni principali sono due: mancanza di una seria programmazione (aspettiamo i privati) e le fughe, Se riduci i servizi e non assumi nuovo personale i pazienti sono costretti ad andare a curarsi fuori Liguria, se non vogliono attendere tempi lunghissimi per farsi operare. Ma Toti nel video-spot pubblicato su Facebook sui primi tre anni del suo governo regionale parla, invece, di riduzione del disavanzo e delle liste d’attesa. Oltreché della fantomatica sanità a chilometro zero. Tutte frottole, come dimostrano i dati pubblicati dal Secolo XIX ed elaborati da Agenas (e non è un caso che nel suo video-spot il presidente non citi neppure un numero in campo sanitario). 
 
Perchè le fughe sono un danno grave per il sistema sanitario regionale? La qualità in sanità è sempre più legata all’intensità delle attività. Con le fughe perdiamo professionisti, competenze, esperienza, trasferimento di conoscenza e buone prassi. Con la quota prò capite per cittadino finanziato dalle tasse che sostiene il nostro sistema, dovendo pagare i servizi alle altre regioni,  le fughe sono un aggravio di costo! – quindi più tasse per i Liguri!! 
In realta’ i 60 milioni di fughe è il saldo negativo tra chi si fa curare da noi (pensate al Gaslini) e chi va fuori regione. per cui la perdita di conoscenze e professionisti è macroscopico. 
La cosa stucchevole è che la Giunta dice che tiene aperti i piccoli ospedali per fare cure a Km zero, ma riduce i servizi locali (18 milioni di rispermi sul personale!) quando le cose sono serie la gente va a cercarsi gli specialisti fuori, anche in capo al mondo!!!

Ha ragione il presidente della Commissione Sanità Matteo Rosso – consigliere del centrodestra – quando, parlando della sanita’, dice che… “bisogna cambiare registro”. Lo ripetiamo da tre anni all’assessore Viale. 

Ma l’errore sta nel concetto di governante che si e’ evidenziato in questi mesi. Il presidente Toti non interviene in sanit’ perche’ la patata scotta. L’assessore Viale ha delegato tutto ai super tecnici e le cose non procedono. Ricordo quanto avviene a San Martino. Anche perché la situazione dell’ospedale genovese è davvero allarmante. I vertici sono allo sbando e, senza una guida, a pagarne le conseguenze sono pazienti, medici, infermieri e operatori sanitari
L’ultimo caso riguarda il direttore sanitario De Filippis (non ligure) – nominato dal direttore generale (non ligure) Ucci – che si è dimesso dall’incarico prima ancora di insediarsi. I giornali dicono che l’abbia fatto per una questione economica. E così il San Martino è rimasto senza direttore sanitario. Ma questo è solo l’ultimo episodio di una vera e propria telenovela girata sulla pelle dei cittadini. Perché, sempre dalla stampa, apprendo che lo stesso direttore generale Ucci è dato in partenza dalla Liguria tra un anno, appena scadrà il suo contratto. Al suo posto, secondo i giornali, la Giunta aveva pensato di nominare quello che fino a poche settimane fa era il direttore sanitario del San Martino: La Valle (anche lui non ligure, ci mancherebbe: sia mai che Toti e Viale scelgano per la sanità un manager nato tra Ventimiglia e Sarzana). La Valle però si è dimesso. E infatti Ucci voleva sostituirlo con De Filippis che, come abbiamo visto, ha deciso di rinunciare a sua volta. A luglio, poi, anche il direttore amministrativo si è dimesso, ma almeno questo è stato sostituito. Vi siete persi? Temo davvero che la Giunta e la maggioranza non sappiano più che pesci prendere. Tutto questo poi avviene nel momento in cui bisogna avviare il piano organizzativo del San Martino per consolidare l’Irccs oncologico e soprattutto quando bisognerebbe rilanciare tale funzione, a fronte dell’insensata idea di avere un altro polo oncologico a Erzelli quando il bacino di utenza genovese ne giustifica uno solo. Ma li entrano i privati… e quindi si puo’ supporre che, alla fine, se San Martino declina la Giunta non sia proprio cosi’ dispiaciuta.
 
Non voglio andare oltre per brevita’. Vi ricordo altre due questioni delicate. 
Da luglio sono state sospese tutte le valutazioni. sanitarie e sociali, delle domande di contributo di solidarietà disabili e psichici, per riconoscere i contributi per la non autosufficienza e per la vita indipendente.
A casa di un’azione improvvida di febbraio u.s. (raddoppiati i contributi alle famiglie senza raddoppiare le poste di bilancio!!!) si e’ perso il controllo della spesa e ora si blocca tutto con effetti drammatici per il sostegno a domicilio dei cronici gravi.
 
Il mancato piano sull’ urgenza emergenza per i picchi estivi ai pronto soccorso. Abbiamo proposto diverse azioni per evitare penose soste inutili dei pazienti. Attivare ricoveri a Voltri Sestri e Pontedecimo e nelle strutture accreditate,  aprire le stanze attrezzate a San Martino per dieci letti inutilizzati per carenza di personale, mettere la guardia medica sotto il 118 e predisporre squadre infermieristiche che possano affiancare i medici a domicilio, riorganizzare anche il rapporto tra pronto soccorso e reparti ospedalieri. purtroppo la Viale ha deciso di non ascoltarci, siamo dell’opposizione!, e di fare sterile polemiche col sottoscritto. invece bisogna ascoltare i medici e affrontare i problemi sui numeri, sulle disfunzioni, sui processi organizzativi e strutturali.