Con una delibera del 22 luglio scorso l’assessore Viale – diversamente da quanto le era stato consigliato dalla Corte dei Conti due giorni prima – ha deciso di cancellare la distribuzione diretta dei farmaci salvavita tramite l’ospedale: un sistema virtuoso che era stato ideato dell’Asl 1 di Imperia e che prevede anche il recapito a casa per i pazienti. Al suo posto la Giunta ha deciso di introdurre l’obbligatorietà della cessione in nome e per conto (e quindi il ritiro dei farmaci in farmacia), con una spesa maggiore per le casse della Regione.
Un provvedimento che vanifica quanto fatto in passato, visto che negli ultimi anni in Liguria la spesa per i farmaci in regime di assistenza convenzionata ha fatto registrare una progressiva riduzione (di cui la distribuzione diretta rappresenta uno dei fattori anche se non l’unico), passando dai 334 milioni di euro del 2010 ai 215 milioni del 2015, con un risparmio in 5 anni di circa 400 milioni di euro. Tanto per fare un esempio la spesa pro capite lorda per i farmaci nella nostra regione, l’anno scorso, era di 151,8 euro a persona, contro una media nazionale di 178,7 euro. E questo nonostante la Regione Liguria abbia una popolazione anziana di oltre il 27% (circa l’8% in più della media nazionale). Come detto, a questo risultato hanno concorso vari fattori, e fra questi vi è anche la distribuzione diretta dei farmaci. A Imperia, infatti, nel 2015 il risparmio prodotto da questo sistema è stato di circa 1,2 milioni di euro. E se l’esperienza dell’Asl1 fosse estesa a tutta la Liguria (per il momento è approdata solo nell’Asl 5 spezzina, mentre Genova, Savona e Tigullio hanno sia la distribuzione diretta senza recapito a casa, sia la cessione in nome e per conto tramite le farmacie) si potrebbero risparmiare circa 6 milioni di euro l’anno. Da dove arrivano queste cifre? I conti sono presto fatti: al momento il costo della cessione diretta dei farmaci salvavita (quindi tramite le Asl) con recapito a domicilio – mettendo insieme tutti i costi di personale, benzina, usura della macchina ecc – è di circa 1,80 euro al pezzo; la cessione in nome e per conto, e quindi il ritiro presso le farmacia, per ora, con i prezzi fissati dalla precedente amministrazione, è di poco più di 5 euro più Iva (quindi circa 7 euro) al pezzo, più una parte dei costi del sistema che restano a carico dell’ente regionale. Il totale della spesa quindi lievita a circa 8 euro. Parliamo naturalmente di costi sostenuti dalle casse regionali, non dai pazienti, per i quali, comunque, il farmaco resta gratuito.
La delibera della Giunta Toti che estende a tutte le Asl, obbligatoriamente, la cessione in nome e per conto non fissa una cifra. Certo, se si dichiarasse che i farmaci si possono ritirare solo in farmacia senza onere alcuno non avremmo nulla in contrario. Ma se la Regione dovesse spendere obbligatoriamente per tutti quanto spende oggi per le Asl 2, 3 e 4 (e cioè circa 8 euro al pezzo, nei casi in cui avviene la cessione in nome e per conto) o addirittura di più saremmo contrarissimi. Ed è proprio questo il nostro timore.
Il sistema dell’Asl 1, avviato da Mara Saglietto era considerato un’eccellenza in tutta Italia e ha permesso di evitare sprechi, individuare abusi – c’erano pazienti che avevano a casa armadi pieni di medicinali costosissimi e scaduti – e razionalizzare i costi, migliorando il servizio agli utenti. Con questa delibera della Giunta Toti invece si torna indietro e si affida persino il monitoraggio dei farmaci venduti – che costano parecchi soldi e vengono acquistati dalla Regione – alle stesse farmacie che li vendono. Le Asl dispongono di database con tutti i dati dei pazienti e l’elenco dei farmaci assegnati. In questo modo sarà invece più difficile evitare che vengano ritirati più farmaci in diverse farmacie e quindi vi possano essere abusi, a danno delle casse regionali. Il Gruppo del Pd pertanto chiede il ritiro della delibera di Giunta del 22 luglio 2016; il proseguimento della sperimentazione della distribuzione diretta e domiciliare di Imperia; l’affidamento del monitoraggio dei costi alle strutture pubblico; l’avvio della distribuzione a domicilio per i pazienti con difficoltà.