Il Decreto Genova è stato votato alla Camera e passa al Senato, modificato, ora dopo ora, prima in Commissione e poi in Aula. Il testo risulta essere ancora insufficiente rispetto alle problematiche che via via emergono in città. Il testo definitivo non è ancora stato diffuso, per cui i dati che riporto possono essere imprecisi e fanno riferimento al testo in Commissione. I contorni polemici che hanno riguardato il condono di Ischia e il provvedimento che innalza gli idrocarburi presenti nei fanghi che possono essere liberati anche nei campi agricoli ha reso ulteriormente complicata la discussione e la valutazione della parte della legge che riguarda Genova.

Permane lo sconcerto per la scelta di non incaricare immediatamente la Società Autostrade di porre rimedio al più presto e con proprie risorse al drammatico crollo. Ipotecare centinaia di milioni di soldi pubblici perchè oggi nessuno ha la certezza che Autostrade ne anticipi i costi risulta scelta miope e dannosa.

Le associazioni di categoria, i sindacati, gli ordini professionali insieme hanno calcolato che ogni giorno l’economia territoriale perde un milione di euro. Le misure sono insufficienti e poco finanziate. Ad esempio per la cassa in deroga, richiesta per 2500 persone sarebbero serviti 58 milioni di euro per due anni, ma la nuova versione del Decreto prevede solo 11 milioni per l’ultima parte del 2018 e 19 milioni per il 2019, che basteranno  appena per i primi 4 mesi.

Il mondo portuale ha commentato in modo molto critico l’esito della discussione. Il relatore del provvedimento Flavio Di Muro ha annunciato 30 milioni di euro aggiuntivi sull’Iva di quest’anno più altri 50 milioni per il prossimo, ma i suoi stessi uffici hanno ridimensionato lo stanziamento a 4,2 milioni da aggiungere ai 13 già stanziati.

Spicca infatti la totale sottovalutazione, da parte della maggioranza giallo-verde, delle ripercussione che il crollo del ponte Morandi ha avuto sulla cosiddetta “zona arancione”, definizione ripresa in legge grazie ad un emendamento del Pd. Il decreto ha posto subito in essere la creazione della zona franca urbana, ma le risorse a disposizioni sono evidentemente minime e i suoi confini, che saranno delineati dal Commissario, saranno stretti a causa delle poche risorse messe a disposizione. Sappiamo invece che una vasta porzione di territorio cittadino, non direttamente coinvolta dal disastro, sta pagando un prezzo altissimo dal punto di vista economico e viabilistico, ma che per il provvedimento, praticamente, tutto questo non esiste. Lega e 5 Stelle infatti non solo hanno bocciato gli emendamenti presentati in commissione e in aula dal Pd sulle agevolazioni per gli abitanti della zona arancione, ma hanno anche dimezzato il fondo per le agevolazioni alle aziende. Parliamo dell’esenzione dal pagamento di Ires, Irap e Imu e degli oneri previdenziali. Evidentemente 10 milioni di euro, inizialmente erano 20, sono troppo pochi.

Brutte notizie anche per l’autotrasporto che resta a bocca asciutta, mentre una buona notizia sono i 6 milioni per il ferrobonus del 2018 a cui ne seguiranno altri 2 per il 2019 e i 2 milioni di euro per tre anni per la Compagnia Unica, oltre agli indennizzi per le imprese in zona rossa (35 milioni di cui 10 sottratti alla Zona franca). 

Per quanto riguarda i 72 milioni di euro di risarcimenti per gli sfollati, il Decreto dice, giustamente, che deve metterceli Società Autostrade, ma a causa della sua estromissione  questi soldi rischiano di essere subordinati a un’eventuale causa tra Aspi e lo Stato, con il forte rischio di tempi incerti e il rischio-necessità di un’anticipazione da parte dello Stato. 

Mentre si approvava nel primo ramo del Parlamento il Decreto, in Liguria e altre grandi aree del paese sono state sconvolte dal mal tempo. Come si potranno trovare altre risorse da immettere su Genova nella prossima manovra finanziaria non riusciamo a immaginarlo.

Si perchè, approvata la legge, il mondo economico genovese ha proposto di aprire un tavolo con le Istituzioni Locali in modo da preparare una discussione sulla Legge di Bilancio nazionale e trovare lì le risorse che oggi mancano. Condividiamo questa proposta e crediamo che Regione e Comune avrebbero potuto fare questa scelta prima della stesura della bozza del Decreto.

Due note politiche. La prima è che il Governo ha manifestato fin da subito la propria debolezza di competenze e l’ impostazione ideologica del Decreto sul ruolo della Società Autostrade. Il risultato è evidente: costi enormi per lo Stato, alto rischio di contenziosi, allungamento certo dei tempi e totale incertezza sugli stessi per la ricostruzione. Così come il balletto indecoroso sul commissariamento, a cui Rixi, Toti e Bucci non si sono sottratti, e una prima stesura irricevibile di un de-cretino, di cui ogni Ministro aveva una propria copia, sono altri sintomi della incapacità del governo giallo verde. Il secondo riguarda la retorica dell’ottimismo che il Sindaco recita come un mantra. Comprendiamo le difficoltà che sono determinate dalle geometrie politiche, la Lega a Roma è condizionata dai 5Stelle mentre in Liguria la lega tiene in piedi Toti e Bucci. ma tutto ciò ha impedito di difendere le infrastrutture, Gronda e Terzo valico (bocciato dalla lega l’emendamento che ne poneva la strategicità) e non vorremmo facesse giocare al ribasso la partita condotta dai due nostri rappresentanti onde evitare l’irritazione del vero capo di governo Salvini.