Genova 26 luglio 2016
Con urgenza non motivata dall’assessore Viale sarà approvata in Consiglio Regionale la prima parte della riforma sanitaria della Giunta Toti.
Dopo mesi di interlocuzione con gli addetti ai lavori, senza il coinvolgimento dei cittadini e nell’indifferenza assoluta, nasce una nuova grande azienda “A.Li.Sa.” Azienda Ligure della Sanità, che sovrintende quelle già esistenti.
La proposta non è nuova; anche in Veneto la scorsa settimana è nata un’azienda “sopra” le altre ma contemporaneamente in Veneto da ventuno Asl si passa a nove, confermando tre aziende ospedaliere autonome. In Veneto per 5.000.000 di abitanti ci sono 12 aziende. In Liguria per 1.600.000 abitanti ne avremo 10.
Da mesi si è assistito ad un articolato dibattito sul “libro bianco della sanità” in realtà mai pubblicato da cui è emersa in effetti la necessità di dare più forza al governo centrale regionale per rendere più omogenei i servizi sul territorio e per introdurre il concetto di Aree Vaste e calibrare i bisogni, il quadro epidemiologico e l’offerta sanitaria.
Il Pd ha presentato un emendamento in cui si chiede di mettere mano entro un anno all’attuale organizzazione riducendo le stesse aziende perché è evidente la ridondanza degli apparati decisionali e amministrativi a discapito dell’organizzazione dei servizi rivolti alla popolazione.
Con questa legge nasce una nuova azienda sanitaria e vengono traditi gli obiettivi dichiarati in sanità dalla Giunta Toti ,obiettivi di risparmio, semplificazione, riduzione dei posti di comando, abbattimento dei doppioni e degli sprechi. Ci saremmo aspettati la riforma che riguarda i servizi erogati ai cittadini e avremmo voluto sapere cosa succede della rete ospedaliera perchè siamo consapevoli che da settembre i nostri ospedali non sono conformi ai vincoli e ai criteri previsti dal “Decreto Balduzzi”, con il rischio di perdere sul territorio servizi e specialità anche con ripercussioni sui finanziamenti trasferiti dalla Stato, in caso di inadempienza.
Dopo un anno di Governo del centrodestra non sappiamo quale sarà la riorganizzazione della rete dell’emergenza; non abbiamo avuto notizia se e dove verranno realizzate le nuove case della salute; non comprendiamo come verranno abbattute le liste di attesa ad esempio degli anziani per le residenze sanitarie assistenziali o pei servizi rivolti ai disabili meno giovani e piccoli le cui famiglie ormai pagano gran parte dei servizi di riabilitazione; non abbiamo notizia di come verranno contrastate le fughe fuori regione peggiorate con la chiusura dell’ortopedia dell’ospedale di Albenga in attesa che riparta il servizio dato in gestione a terzi. Nessuna notizia sulla convenzione tra università e lIRCCS San Martino che comporta ricadute sui processi organizzativi e finanziari dell’intero sistema regionale e nessun chiarimento su quali siano le vocazioni dell’IRCCS IST San Martino e lo sviluppo della ricerca in questo istituto e nell’ Ospedale Gaslini.
Anche i sindaci spesso schierati con i cittadini per difendere servizi o pretendere nuove risposte sono del tutto esclusi dalla nuova Azienda A.Li.Sa. A tal proposito la Giunta respinge il nostro emendamento che introdurrebbe la Conferenza dei Sindaci di ALISA evitando così la discussione sulla riorganizzazione sanitaria territoriale che in un’ottica di integrazione socio sanitaria li avrebbe visti partecipi protagonisti. In realtà si vuole dichiaratamente escludere il Consiglio Regionale dai processi di programmazione e pianificazione sanitaria evitando sia i contrasti dentro la maggioranza sia l’espressione di parere della minoranza, credendo che l’autoreferenzialità della Giunta e del loro manager consentirà di risolvere i problemi della sanità ligure.
Alla luce dei dati economici dibattito sulla governance sanitaria e su ALISA dopo un anno di governo TOTI appare surreale. La legge presentata in Consiglio Regionale prevede che le risposte alla cittadinanza vengano definite da un Testo Unico che verrà approvato tra sei mesi. Nel frattempo non possiamo nascondere che siamo in presenza di tutti i presupposti per ritenere che la spesa sanitaria regionale è fuori controllo con il rischio di vederci aumentare al primo anno IRPEF e IRAP se non addirittura andare poi in “piano di rientro” con un commissario che di fatto si occuperebbe solo di soldi e tagli e non di salute e benessere delle persone.
Nel 2014 il disavanzo sanitario era di circa 67 milioni di euro con copertura IRPEF e IRAP e ciò consentì alla nostra Giunta di coprirlo ed esentare i contribuenti IRPEF che dichiaravano fino ad un costo di circa 28 milioni di euro lordi. Nel 2015 il disavanzo è di circa 106 milioni di euro che sono stati coperti con l’introduzione di nuovi scaglioni IRPEF che è stata pagata dai contribuenti sopra i 16 mila euro lordi di reddito.
I conti del primo trimestre 2016 proiettati a fine anno porterebbero un disavanzo di circa 138 milioni di euro che determinerebbero un aumento delle tariffe.
La Giunta ha chiesto fiducia e tempo.
Noi stiamo solo dando il tempo.